Rigopiano: grande spirito di solidarietà del CNSAS – Servizio Provinciale Trentino

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Rigopiano: grande spirito di solidarietà del CNSAS – Servizio Provinciale Trentino

La tragedia dell’Hotel Rigopiano in Abruzzo rimarrà per sempre nel cuore di tutti gli italiani: per il ricordo delle povere vittime; per la gioia di avere salvato delle vite; per lo slancio di solidarietà manifestata da tutte le squadre di soccorso delle varie organizzazioni, tra cui la nostra.

Sin dalle prime fasi dei soccorsi sono stati numerosi i Soci che si sono messi a disposizione del nostro Presidente Adriano Alimonta, a sua volta in continuo contatto con la Centrale operativa della Protezione Civile, dimostrando la forte motivazione sociale che anima la nostra Organizzazione. Uomini e donne che lavorano senza clamori, non cercando riconoscimenti, ma solo per il desiderio di essere utili a chi ha bisogno d’aiuto.

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Dal Trentino alla volta dell’Abruzzo sono partite quattro squadre del Soccorso Alpino, un totale di 16 Soci che si sono affiancati alle altre forze in campo per collaborare alle operazioni di ricerca dei dispersi sotto le macerie del resort distrutto dalla valanga. Soci che hanno preso parte anche in nome e per conto di chi non è partito, rappresentando (e lo diciamo senza retorica) la forza e lo spirito di solidarietà di un grande gruppo. Infatti è proprio questo il sentimento emerso dai racconti dei nostri Soci che hanno partecipato alle operazioni di soccorso, tra i quali Johnny Zagonel e Roberto Carli, di cui abbiamo raccolto queste testimonianze.

Johnny, tu eri il referente delle squadre trentine: che sensazioni avete provato quanto siete arrivati a Rigopiano?
«Quando siamo arrivati la scena che ci si è presentata davanti era davvero impattante: l’albergo era alto quattro piani e noi lo abbiamo trovato di fatto spianato e questo ha creato a tutti noi una certa impressione».

Il meteo peraltro non vi ha aiutato.
«Esatto, durante il periodo in cui abbiamo operato ha infatti piovuto e nevicato e faceva parecchio freddo».

In quei frangenti a cosa pensavate?
«Siamo partiti con la speranza di trovare qualcuno ancora in vita e con questa tensione e l’adrenalina del momento non si aveva il tempo di pensare se non a svolgere i propri compiti. C’erano molte persone che lavoravano all’interno del sito, Vigili del Fuoco, Esercito, Carabinieri, Guardia di Finanza, Croce Rossa, le varie delegazioni del Soccorso Alpino, poi da martedì a mercoledì ci hanno affidato il compito di coordinare tutte le delegazioni del Soccorso Alpino, diventando i referenti per la sicurezza di tutte le persone in campo, compresi i Vigili del Fuoco. Una delle prove più impegnative di questa esperienza è stato proprio lavorare con tante persone, alle quali dovevamo dare risposte, affrontando situazioni molto delicate, come la registrazione del personale che veniva elitrasportato nel sito della valanga. Ma grazie all’affiatamento tipico della nostra Organizzazione abbiamo svolto con efficacia anche questo compito».

Roberto a livello personale cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«Sicuramente è stata una grande esperienza trattandosi di un evento eccezionale: la valanga aveva dimensioni molto vaste e personalmente sono rimasto colpito dalla forza che ha avuto la massa nevosa nel distruggere l’albergo, travolgendo tutto: pensa, scavando abbiamo trovato un’auto a cinquecento metri dell’albergo e tutto questo faceva abbastanza impressione».

Con turni di 48 ore è stato un intervento impegnativo anche a livello fisico.
«Sì, c’erano le squadre che si alternavano dal giorno alla notte, noi abbiamo fatto i turni di giorno, per un totale di tre giorni. Abbiamo aiutato nello scavo e soprattutto nelle attività di sondaggio che competono al Soccorso Alpino. Dopo, alcuni di noi, hanno collaborato nelle attività di coordinamento, in particolare ci siamo occupati della sicurezza del sito e della valanga in generale, fornendo anche gli ARTVa al pesonale dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri che, arrivando via via, ne erano sprovvisti».